Questa pianta che abita le nostre case da lungo tempo deve il suo nome comune alla forma dei suoi nuovi getti. Da quando mi ricordo, anche la mia mamma ne teneva alcuni esemplari. Del resto era facile duplicarla: ogni nuovo ciuffo, che ricorda appunto un ragno appeso al suo filo, è in realtà una nuova piantina. Basta staccarla dalla pianta madre e tenerla un po’ in acqua per vedere che si allungano le radici. Si trasferisce poi in un vasetto con della terra ed ecco che la nuova pianta comincia a svilupparsi.
Sta bene appesa, con le sue lunghe foglie sottili e ricadenti, verdi col margine giallo, lunghe fino a 30 centimetri, e i lunghi getti con le nuove piantine. I suoi fiori sono piccoli, poco appariscenti, ma visti da vicino sono graziosi, con cinque petali bianchi allungati e lunghi stami bianchi con le antere di un bel giallo vivo.
Ha poche esigenze il clorofito: sopravvive anche in luoghi poco luminosi, certo non al sole, e sopporta bene la scarsità d’acqua, visto che le sue radici riescono a tenerne una scorta. Probabilmente però le foglie potrebbero seccarsi in punta.
Lo lascio sul terrazzo all’ombra per tutta la bella stagione. Con i primi freddi la ritiro e d’inverno decora la mia casa.
Unica avvertenza: i gatti l’apprezzano molto e mordicchiano le sue foglie. Non è nociva, ma è meno bella con le foglie mangiucchiate.
A questa pianta viene riconosciuta la capacità di assorbire alcune sostanze inquinanti presenti negli ambienti chiusi, depurando così l’aria.
Il clorofito viene chiamato anche falangio o nastrino.
Un’altra pianta coltivata da sempre nelle nostre case è l’erba teresina.