Quanto può vivere un albero? Per quanto tempo può espandere la sua chioma, accrescendola anno dopo anno, stagione dopo stagione?
Gli alberi sono gli esseri viventi più longevi del pianeta. Quante stagioni, quante informazioni sono impresse sulla loro corteccia, sui loro rami nodosi?
Essere al cospetto di un grande albero dona sensazioni di forza, potenza, protezione. Ci vogliono più persone per riuscire ad abbracciarne il tronco. Se poi si riesce a stendersi alla sua ombra e si guarda in alto, il nostro sguardo non riesce a comprenderne tutta la chioma.
Uno di questi grandi alberi si trova lungo un sentiero che da Chiavazza (frazione di Biella) va verso Zumaglia. Si tratta di un’antica sequoia piantata da Bernardo Rosazza nel 1850 ed è inserita tra gli alberi monumentali d’Italia. È alta 51 metri, la circonferenza del fusto supera gli otto metri.
È un albero originario della California, importato in Europa ad inizio Ottocento a scopo ornamentale. È uno degli alberi più longevi del Pianeta. La corteccia è rossiccia, fibrosa, che con l’età si screpola profondamente.
Appartiene alla famiglia delle conifere, le sue foglie sono persistenti.
Ha una grande capacità di sopravvivenza. Ho visto esemplari minori che, danneggiati dai recenti periodi di siccità e caldo eccessivo, dopo aver perso parte della chioma hanno prodotto vigorosi ricacci dalla base.
In una passeggiata svolta in collaborazione con la Proloco e la scuola primaria di Quaregna, salendo verso via Acquadro, abbiamo percorso un sentiero che si inoltra in un piacevole e curato bosco. Non mi aspettavo di vedere, sulla sommità di una collina, due magnifici esemplari di quercia dalla chioma alta e ben formata.
Le querce (farnie e roveri soprattutto) sono testimoni dei nostri antichi boschi, cresciute spesso in compagnia dei carpini. Forti e resistenti, sono alberi molto longevi. Si riconoscono per le foglie profondamente lobate. I loro frutti sono le ghiande.
Altri alberi maestosi del nostro territorio sono i faggi, dalla corteccia grigia, liscia, che ci guardano don i loro “occhi”, che sono le cicatrici lasciate da rami morti.
Anche nel bosco vicino a casa mia ci sono esemplari notevoli di farnie, che non raggiungono però dimensioni così notevoli. Crescono anche numerosi carpini in quello che proprio per questo viene chiamato “Parco dei carpini”. Di un esemplare in particolare si è calcolato che dovrebbe avere ben più di cento anni. Ha piccole foglie ovali dal margine seghettato e vistose infruttescenze che a maturazione si tingono di giallo oro, come le foglie.
Ricordo un altro albero tipico delle nostre colline che può raggiungere età e dimensioni notevoli: il castagno.
Albero per eccellenza delle nostre campagne, veniva chiamato “l’arbo”. Del castagno veniva utilizzata ogni parte, dai frutti ai semi alle foglie al legname.
Per facilitare la raccolta dei preziosi semi, le castagne, venivano spesso drasticamente potati per limitarne lo sviluppo in altezza e per favorire la formazione di molti rami. Solo negli importanti crocevia dei sentieri che attraversavano i boschi si lasciava che uno crescesse in tutta la sua maestosità. Si possono trovare questi grandi alberi nei boschi delle nostre colline biellesi.