Immersa nella pianura coltivata, tra Vercelli e Novara, si presenta inaspettata un’imponente abbazia.
È l’Abbazia dei Santi Nazario e Celso, nel territorio del Comune di San Nazzaro Sesia, nella provincia di Novara ma nella diocesi di Vercelli. Abbiamo davanti a noi uno dei più grandi capolavori di arte romanica dell’Italia settentrionale.
Le sue origini risalgono al 1040, grazie alla volontà di Riprando, vescovo di Novara, e dei suoi fratelli, conti di Biandrate. La gestione venne affidata ai monaci benedettini, che col loro motto “ora et labora” la portarono ad un certo sviluppo.
Intorno alla metà del ‘400 venne ricostruita con ampliamenti la chiesa e vennero edificati i chiostri.
Purtroppo, all’inizio dell’800 l’abbazia con tutti i suoi beni venne requisita dai Francesi e venduta a privati. Vi trovarono posto abitazioni, granai, officine. Nel secolo scorso importanti lavori di restauro la portarono all’aspetto attuale.
Arrivando nel tranquillo paese di San Nazzaro Sesia si può ammirare il campanile dalla struttura possente, alto 35 metri. Quasi certamente costruito all’inizio dell’anno Mille, quindi coevo dell’antica chiesa, ebbe funzioni di avvistamento e difesa. Dalla sua cima infatti è possibile vedere chiaramente il Sesia, Novara, Vercelli e Biandrate, direzioni dalle quali avrebbero potuto arrivare pericoli.
Avvicinandosi all’entrata, si costeggia un tratto delle mura quattrocentesche decorate da merlature ghibelline. Probabilmente furono innalzate più per ostentazione che per difesa. Le mura vennero costruite in mattoni, mentre in altre parti furono utilizzate le pietre di fiume, disposte a spina di pesce, con inserti di mattoni. Oggi rimangono alcuni tratti delle mura e tre delle quattro torri angolari.
La chiesa è preceduta da un atrio romanico, edificato con la chiesa antica intorno all’anno mille o poco dopo, tra il 1100 e il 1150. Purtroppo non sono stati trovati documenti relativi al complesso.
Probabilmente era un quadriportico completo a due piani, di cui restano solo le due ali laterali. Nel cortile interno, probabilmente coperto, trovavano riparo i visitatori o i pellegrini non battezzati. Sui muri laterali sono visibili le tracce delle parti demolite.
La facciata della chiesa, racchiusa tra le due ali dell’atrio, ha un bel portale decorato da formine in terracotta dipinta. Un’altra serie di decorazioni formano un elegante riquadro. Sono assenti i dipinti nella lunetta sopra il portale e nei due tondi. Un bel rosone circolare in cotto arricchisce ulteriormente la facciata.
Il tetto a capanna è sottolineato da eleganti archetti in cotto.
L’interno è suddiviso in tre navate. I restauri eseguiti alla fine del secolo scorso tolsero le decorazioni, le cappelle, le aperture aggiunte in epoca barocca riportando la chiesa all’originale semplicità. I pilastri, che erano stati ricoperti e decorati a finto marmo, ora sono rossicci, con i mattoni delineati da sottili linee chiare, visto che durante il restauro i mattoni sottostanti furono erroneamente eliminati.
Dei tanti affreschi che ricoprivano la chiesa, due si sono ben conservati. Il primo, in fondo alla navata di destra, raffigura la Madonna col Bambino, San Sebastiano e Sant’Agata, insieme ad altri personaggi e a molti simboli. L’altro, sulla parete di destra, raffigura San Nazario a cavallo, San Celso ed altri Santi.
Si accede quindi al chiostro, di costruzione in parte trecentesca ed in parte quattrocentesca, su pilastri di fattura romanica.
La copertura ad archi abbassati sorregge una loggia superiore. Nel chiostro superiore è stata ricavata una foresteria dove è possibile pernottare.
Le pareti del chiostro erano tutte ricoperte da affreschi, su due livelli, molti dei quali sono andati perduti. Quelli che rimangono raffigurano la vita di San Benedetto da Norcia, ispiratore dell’Ordine monastico, dalla sua nascita alla formazione, ai miracoli, fino alla morte.
All’Abbazia si svolgono eventi culturali ed artistici. Per approfondire, molto interessante il sito internet dell’Abbazia.
La visita all’Abbazia è stata organizzata da Fiorella Giarrizzo, guida ambientale naturalistica, e magistralmente commentata da un esperto conoscitore del complesso. La visita è stata preceduta da un’interessante camminata alla scoperta del vicino Parco delle Lame del Sesia. A conclusione non poteva mancare un assaggio della cucina locale, col piatto della tradizione, la panissa!
Per chi ama visitare le abbazie, un altro complesso interessante è l’Abbazia di Vezzolano.