Camminare in un bosco avvolto dalla nebbia mi evoca certi romanzi fantasy che ho letto. Dove porterà il sentiero? Non si vede il suo serpeggiare tra le piante. Solo le fronde in primo piano sono nitide, come i tronchi degli alberi più vicini, così scuri. Gli altri, lontani, sono sempre più chiari, fino a perdere la definizione.
Si potrebbe cogliere la malinconia, anche la tristezza, ma anche la delicatezza e il silenzio. A ben guardare, colori ce ne sono. Un po’ di luce filtra, morbida, dalla cortina umida. Il bruno delle foglie delle farnie si mescola all’ocra delle foglie dei carpini. Qua e là si inserisce il verde di un agrifoglio. Brillano alla poca luce alcune gocce condensate sui rami. Qualche ragno, incurante del freddo, ha steso fili d’argento per spostarsi da un ramo all’altro.
Il sentiero esce dal bosco per un tratto. La nebbia si infittisce, ma nel prato c’è più luce. Mi sembra di camminare sulla tavolozza piena di delicati colori di un pittore impressionista. Com’è bello camminare tra questi colori appena percepiti!
E rieccomi nel bosco, ormai verso casa. La luce se ne sta andando, anche se è ancora presto, in questa giornata di pieno inverno. Ora i colori si distinguono appena, e sono pochi. Mi perdo nel rumore delle foglie che pesto, un passo dopo l’altro.
Come si potrebbe assaporare la primavera senza aver vissuto l’inverno?
Mentre la luce si spegne, ho come una sensazione di visto e non visto, di passato e presente, di voci e di silenzi, e ricordo qualche verso della poesia “Nella nebbia” del Pascoli:
“Io, forse, un’ombra vidi, un’ombra errante
con sopra il capo un largo fascio. Vidi,
e più non vidi, nello stesso istante.”
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Ecco un altro articolo con la nebbia protagonista: Nebbia di montagna