Qualcosa mi ha spinto a tornare in questi luoghi che avevo visitato parecchi anni fa, e come sempre accade, ne ho tratto sensazioni diverse. Percorrendo l’Autostrada Azzurra, la A12 o E80, e volgendo lo sguardo ai monti, nel tratto tra Marinella, Marina di Carrara, Marina di Massa, nelle giornate serene sembra di vedere ghiacciai e nevai luccicanti al sole. Sono le cave di marmo delle Alpi Apuane.
Ricordo quando, studiando storia dell’arte, lessi la celebre frase di Michelangelo che diceva, sostanzialmente, che la statua è già presente nel blocco di marmo, si tratta “solo” di togliere l’eccesso. Ebbene, egli si fermò per tre mesi proprio qui, sulle Alpi Apuane, in una meravigliosa cava di marmo statuario bianchissimo e perfetto, alla ricerca di quel blocco da cui avrebbe tratto uno dei suoi inestimabili capolavori. E ci tornò più volte.
Ho ammirato le sue celebri sculture, le sue Pietà, il suo Mosè… così perfette, così emozionanti, così perfettamente dettagliate in ogni particolare. E quelle successive del Canova, raffinate e dettagliate.
Per esprimere la loro opera questi grandi artisti, e come loro altri, ebbero bisogno di un materiale unico, donato dalle montagne che in epoche remote, spinte da forze contrastanti, si formarono emergendo dai fondali marini.
Non voglio esprimere pareri su quello che significano adesso le cave. Certamente queste montagne presentano ferite profonde e l’attività estrattiva ha raggiunto, grazie anche a tecnologie sempre più sofisticate, una velocità mai vista.
Sicuramente l’utilizzo che se ne fa non porterà sempre alla creazione di capolavori come quelli citati. Mi spiace sapere che le lastre serviranno a rivestire saloni di ville stratosferiche in qualche ricco Paese, o come ci ha raccontato la guida che ci ha accompagnati in una visita all’interno di una cava, a creare tavolini che verranno poi rifiutati dal committente perché “le venature non sono tutte perfettamente uguali”.
Rimango nel mio voler scoprire e capire come viene estratto questo materiale unico per colore e perfezione. L’itinerario ci porta principalmente nel bacino di Fantiscritti. Qui si possono ancora ammirare le arcate dei ponti ferroviari, costruiti quando i treni arrivarono a sostituire i carri trainati dai buoi. Non ne furono contenti i trasportatori che avrebbero perso il lavoro. Eppure fu un progresso, prima i grandi massi venivano caricati sulle slitte e poi fatti scorrere su tronchi. Quanti sforzi, e quante vite sono state sacrificate per questo!
Anche le tecniche di estrazione sono cambiate, adesso si utilizza il filo diamantato, che usato insieme all’acqua permette tagli precisi con meno spreco.
Si possono riconoscere tre grandi filoni, che partono rispettivamente da Torano, Fantiscritti e Colonnata. Si possono visitare individualmente, spostandosi con i propri mezzi, oppure con una delle numerose visite guidate, a bordo di pulmini o fuoristrada. Si percorrono le strade ripide e tortuose che arrivano fino alle cave più alte, si visitano anche le cave interne, suggestive anch’esse. Ci sono anche sentieri, ripidi e scoscesi, che permettono di raggiungere posti panoramici.
Quanti segreti, quanti tesori nel cuore delle montagne!
Sento che c’è bisogno di rispetto, di cavarne solo quello che è indispensabile, non per spreco o per lusso, ma per l’arte, un’altra forma d’arte, perché anche questa, creata dalla natura in milioni di anni, è arte: un materiale così perfetto da venire definito “oro bianco”
Per una visita accurata è consigliabile pernottare per un paio di notti a Carrara, cittadina piccola ma carina, ricca di elementi marmorei, come ci si può aspettare: lastricati, fontane, balaustre. Dove si trovano trattorie in cui si può cenare piacevolmente grazie alla qualità del cibo, alla cortesia dei gestori, all’atmosfera familiare e ai prezzi abbordabili.
Nella bella stagione si può aggiungere un soggiorno al mare, poco lontano.