C’è ancora nell’aria il delicato profumo dei tuoi fiori, il loro tenue colore, la flessibilità dei tuoi rami. Ti ho conosciuto una trentina di anni fa, quando il tuo tronco era ancora esile. Ti ho ritrovato dopo vent’anni almeno, divenuto ormai robusto. Mi accoglievi nei giorni di primavera con la cascata di fiori rosa che sbocciavano, così delicati, prima che apparissero le foglie. Ai tuoi piedi sbocciavano crochi e primule, muscari e pratoline. Mi piaceva soffermarmi sotto la cupola dei tuoi rami per immergermi nel colore rosa, per osservare il via vai delle api indaffarate, delle vespe, dei bombi. Quanta vita!
Eri tra i primi a fiorire. I tuoi rami incorniciavano il panorama verso il castello e la chiesa del paese limitrofo, là sulla collina, rendendolo ancora più bello.
Ti ho visto perdere un ramo, qualche anno fa, e poi ti ho visto far nascere altri rami che cercavano di riempire il vuoto rimasto. Erano ancora sottili, facevano quello che potevano. “Cresceranno”, mi dicevo.
Ma a nulla sono valse le cure. Ad ogni estate, sempre troppo calda, sempre più arida, un altro ramo lasciava il posto.
Avessi potuto fare qualcosa! Nessuno sapeva come curarti.
Al ritorno da una vacanza sono tornata a salutarti, pochi rami avevano ancora qualche foglia verde. Ti ho abbracciato per farti sentire il mio amore.
Qualche settimana dopo, tutto era secco. Te ne sei andato per l’età, forse, o forse perché non amavi quel clima così impietosamente cambiato. Forse sono troppi cinquant’anni per un ciliegio da fiore?
Non so se verrà piantato al tuo posto un altro ciliegio o se resterà il vuoto. Non voglio fotografarti ora, per rispetto. Voglio ricordarti nel pieno della fioritura, nella tua bellezza, nella tua forza.
Te lo dico dal cuore, sai. Quando se ne va un albero del giardino se ne va un amico, un membro della famiglia. Ti terrò con me come uno dei ricordi più dolci.