In questa estate così calda e secca, anche le rose rifiorenti, di solito così generose, stentano a fiorire. Una delle poche macchie di colore, nei giardini e lungo i viali, viene offerta da questo alberello di dimensioni contenute, di origini asiatiche: è la lagerstroemia indica, nota anche come lillà indiano, una pianta resistente che non supera i sei – otto metri di altezza.
È bella in tutte le stagioni. Dopo la fioritura estiva, in autunno le sue foglie prima di cadere acquisiscono un bel colore giallo-arancione, con artistiche sfumature.
D’inverno il tronco e i rami spogli sono comunque decorativi grazie alla corteccia chiara, liscia, che in parte si sfalda con l’età.
I fiori sono riuniti in pannocchie di circa una decina di centimetri, e sono così numerosi da ricoprire l’intera chioma. Più precisamente, le parti colorate e più visibili sono le brattee, i fiorellini sono minuscoli.
Con questo caldo secco la fioritura è intensa ed abbondante. Ricordo che diversi anni fa nel giardino di una casa in collina in cui abitavo i tre alberelli piantati vicini a formare un bel gruppetto non riuscivano mai a fiorire. Ci provavano, certo, si formavano i grappoli e i boccioli poi, per le frequenti piogge, si coprivano di muffa e non sbocciavano.
Quanto mi dispiaceva, quanto mi infastidivano quei temporali quasi quotidiani!
Adesso li rimpiango, ci sarebbe così tanto bisogno di acqua…
Ora ammiro questa fioritura, e mi chiedo se le piante riusciranno, nonostante la loro capacità di resistenza, a sopravvivere, non trovando umidità nel terreno troppo arido.
Note: la lagerstroemia cresce bene in pieno sole. Non teme il freddo.
È bella lasciata crescere ad alberello, nella sua forma spontanea, anche se sopporta le potature.
Ha una crescita lenta e non supera i dieci metri di altezza.
Per la caratteristica della corteccia che si sfalda, in Italia è conosciuta anche col nome di “albero di San Bartolomeo”, in ricordo del Santo che venne condannato ad essere scorticato.