Emerge dal verde della vallata con le sue forme ordinate, col rosso dei suoi mattoni. È avvolta nel silenzio Santa Maria di Vezzolano, non ci sono strade qui che possano turbare col rumore del traffico. Lasciata l’auto nel parcheggio poco distante, l’abbraccio con lo sguardo e mi sento immersa in un’atmosfera antica. È forse il ricordo atavico di scorci di vita medioevali, di lunghi pellegrinaggi a piedi, di interminabili cavalcate per spostarsi da un luogo all’altro. Che cosa doveva significare arrivare ad un luogo in cui potersi rifocillare, rinfrescare e riposare?
L’origine del complesso risale alla fine dell’anno Mille. Subito emerge la mole massiccia del campanile quadrato, tozzo e possente. Si ammira l’abside della navata centrale e si notano le due più piccole, riedificate verso la fine del secolo scorso. Si costeggia il muro perimetrale ed ecco che si apre al nostro sguardo la bella facciata, meravigliosa nella sua linearità. Bicroma, con fasce di cotto ed arenaria, è decorata da tre ordini di logge cieche arricchite da sculture. Al centro si apre un’ampia bifora con la statua del Cristo benedicente tra gli Arcangeli Raffaele e Michele.
Sul portale d’ingresso è collocata una lunetta con la scultura della Vergine Maria assisa in trono con lo Spirito Santo che le sussurra all’orecchio.
Appena entrati, si viene accolti da una struttura (pontile o jubè) in arenaria grigia formata da cinque archi retti da colonnine sui quali posano due livelli di bassorilievi policromi dedicati alla Vergine.
Si entra quindi nella navata principale. La semplicità dell’interno affascina. Le volte a crociera sono sottolineate da costolonature bicrome. Lo sguardo viene portato verso l’abside sulla quale si aprono tre monofore con sculture. Sull’altare c’è un retable in terracotta. Nulla disturba la purezza delle linee e l’atmosfera di raccoglimento.
Originariamente la chiesa era nata a tre navate, ma modifiche successive inglobarono nel chiostro la navata laterale di destra.
Non è difficile, percorrendo nel silenzio il passaggio coperto del chiostro, ritrovare la serenità, soffermandosi ad ammirare gli affreschi recentemente restaurati e posando lo sguardo sul giardino interno. Volgendo lo sguardo in alto, tra il cielo e le pareti di cotto della chiesa sembra di sentire riecheggiare i canti dei monaci.
Ogni lato del chiostro appartiene ad epoche diverse. Il più antico, risalente al XII secolo, ha tozze colonne bicrome alternate a sottili colonne in arenaria.
Dal chiostro si può accedere ad alcune sale, tra cui la sala capitolare, che ospitano esposizioni temporanee.
Lungo le pareti del chiostro è conservato un importante ciclo di affreschi, recentemente restaurato, realizzato tra il XII e il XVI secolo.
Dopo un periodo di floridezza, iniziò il lento declino. La chiesa continuò ad essere frequentata, come testimoniano i numerosi ex voto, tra cui un dipinto di Giuseppe Rollini realizzato nel 1837 dopo la cessazione dell’epidemia di colera che aveva colpito la popolazione del luogo. Ora il complesso è un bene demaniale.
Le visite sono garantite da un gruppo di volontari tutti i sabati e le domeniche dalle 10 alle 18 (orario estivo).
Il complesso è inserito nel percorso delle chiese romaniche del Piemonte.
Per ulteriori informazioni, consultare il sito www.turismoincollina.it oppure www.vezzolano.it
L’abbazia sorge nel comune di Albugnano, in provincia di Asti.