Nel corso della nostra visita al paese di Rocchetta Nervina, nell’entroterra ligure, abbiamo avuto la fortuna di conoscere Enrico Carabalona. L’incontro è iniziato con alcune battute scambiate con lui sulla bellezza del suo giardino, coltivato con amore in un fazzoletto di terra sulle rive del torrente. Ci dona dei semi e delle piantine, poi passa a parlare del suo antico mulino attentamente restaurato e ci accompagna nella visita. E’ particolare questo mulino, con le pale orizzontali, utilizzato per la spremitura delle olive.
Poi per caso passa a parlare di un racconto scritto anni fa, il racconto della sua esperienza di bambino durante la seconda guerra mondiale. Lo ascoltiamo stupiti: ci chiediamo perché interessasse tanto all’esercito tedesco un piccolo paese sperduto tra le colline dell’entroterra ligure, ma poi si capisce che appena al di là delle montagne c’è la Francia, col Col di Tenda, importante via di comunicazione. Apparentemente isolato, in pratica in posizione strategica. Con tanti partigiani nascosti tra le montagne.
Enrico Carabalona, classe 1936, personaggio eclettico, dai mille interessi, decide di scrivere questo racconto di vita vissuta per il figlio che, leggendolo, alla fine esclama: “Beato te, papà!”
La storia vista dagli occhi di un bambino può acquistare valenze diverse. Basta un panino con la marmellata donato agli alunni della piccola scuola a farli felice e a portarli a credere che il Duce che pensa a loro è senz’altro una brava persona; imparare a fare il saluto romano può essere divertente, così com’è bello poter interrompere di tanto in tanto le lezioni per uscire in cortile a fare ginnastica.
Diversamente cominciano a pensarla i contadini obbligati a versare il grano coltivato con grande fatica nei pubblici granai, le donne costrette a donare alle casse comunali i loro anelli nuziali e gli altri pochi oggetti d’oro e di rame che posseggono. La fatica per procurarsi un po’ di sale, di zucchero, di farina comincia a creare malumori e tristezze. Ritorsioni e punizioni verso quelli che non obbediscono cominciano a farsi sentire.
Si entra in guerra, a fianco dei tedeschi. Il bambino non capisce tanto di quello che sta succedendo, è affascinato dall’unica radio disponibile in paese perché permette di ascoltare voci che arrivano da lontano. Ma tanti ragazzi e giovani uomini devono partire, chi per il fronte, chi per nascondersi in montagna e combattere un’altra guerra.
Poi arrivano le bombe, gli attacchi e le difese, le imboscate e le vendette. Le persone hanno paura, si nascondono nei rifugi improvvisati.
Per il bambino, che è alla malga a pascolare le mucche, il mondo è bello, con i mirtilli e i porcini da raccogliere, con le mucche che conosce e chiama per nome. Ma un giorno, vedendo colonne di fumo che si innalzano dal paese, il padre lo manda a vedere cos’è successo. Scende da solo, per il lungo sentiero, fino a vedere i resti anneriti delle case saccheggiate e bruciate, a vedere gli abitanti che scappano verso un nuovo rifugio.
Il libro è da leggere tutto d’un fiato, col cuore sospeso, consapevoli che tutto quanto narrato è successo davvero, poco lontano da casa nostra, poco lontano nel tempo.
Il racconto ci regala il finale che conosciamo, anche se gli strascichi lasciati dalle tante perdite saranno difficili da guarire. E ci lascia l’immagine di bambini che trovano un pacchetto di bellissime cannucce luccicanti con le quali cominciano a giocare, fermati appena in tempo da un amico che li avverte del pericolo di un’esplosione.
Sembra impossibile, dopo così pochi decenni, sentire ancora parlare dei vantaggi di una guerra… ma quali sarebbero?
Enrico Carabalona – Piccola odissea partigiana – Dubarie
Per approfondire: www.dubarie.it
I laghetti di Rocchetta Nervina: Acque color di menta