Ed ecco che si viene avvolti dai colori, dai profumi, dalla voglia di assaggiare le primizie esposte. Se i nostri sensi vengono stimolati soprattutto nei mercati esteri, per la novità della merce esposta, non sono da meno i mercati del nostro Paese. Non solo quelli del nostro rione, al quale siamo abituati, ma ancor di più da quelli che possiamo trovare fuori regione.
E’ proprio in questi mercati, che si differenziano dai banchi asettici dei supermercati, che si assapora maggiormente l’avvicendarsi delle stagioni.
Ci sono i coltivatori diretti, gli apicultori, i produttori di formaggi o di creme e saponi naturali. Se si ha un po’ di tempo e ci si ferma a parlare raccontano della loro passione, descrivono i prodotti con amore. In poco tempo si viene a conoscenza di dove vivono, di come si impegnano, delle tecniche adottate, delle difficoltà del tempo meteorologico.
Si apre un mondo di informazioni e di conoscenza.
I prodotti scelti e pesati vengono messi nei sacchetti di carta, evitando così l’uso della plastica. Se poi abbiamo sottobraccio una sporta di cotone o di paglia, l’effetto campagnolo ne guadagna ancora di più.
Com’è lontana la fretta dei supermercati, dove guai ad attardarsi a scambiare due chiacchiere con la cassiera, le persone in coda fremono.
Qui il tempo un po’ si rallenta. Si incontrano persone che si conoscono, ognuno ha le sue bancarelle preferite. C’è sempre qualcosa da raccontare, intanto che si aspetta che arrivi il proprio turno.
Adoro queste visite. L’ultima è stata quello che si chiama “Mercato dei fiori” di Ventimiglia, aperto tutti i giorni, dove contrariamente al nome, si vende ogni tipo di genere alimentare.
E’ vicino al confine, per cui la parlata italiana si mescola a quella francese, insieme ai prodotti d’Oltralpe. Sono uscita con gli occhi e le sporte piene di colori.