Incredibili ammassi di ciottoli circondano i sentieri che si addentrano in questa Riserva Naturale. Sono il frutto del lavoro di innumerevoli schiavi che, più di 2000 anni fa, al tempo degli antichi Romani, li spostarono per liberare il terreno dal quale venivano raccolte le preziose pagliuzze d’oro.
La Bessa fu, infatti, una delle più grandi miniere a cielo aperto per l’estrazione dell’oro dalle sabbie aurifere.
I sassi e i massi erranti furono trasportati fin qui dall’antico ghiacciaio Balteo che scendeva dalle Alpi. Rappresentano un vasto repertorio di rocce, tra cui micascisti, gneiss, rocce vulcaniche, graniti. Il torrente Viana, che scende dalle pendici del Mombarone, contribuì a formare il giacimento aurifero.
Col tempo, il terreno con le preziose pagliuzze si infiltrò sotto i sassi. Per cercare l’oro, gli schiavi dovevano quindi spostare enormi quantità di sassi per lasciare affiorare il terreno che poi veniva setacciato.
Lo sfruttamento del giacimento necessitava di grandi quantità d’acqua, che furono deviate fin qui dal torrente per mezzo di un canale e di varie diramazioni, di cui esistono ancora diverse tracce.
Il terreno infatti doveva essere “lavato”, e poi riversato in canali in leggera pendenza. L’oro, insieme ad altri metalli di peso specifico più elevato rispetto al terriccio, si depositava sul fondo e veniva raccolto.
Si procedeva poi ad una successiva pulitura, probabilmente col “piatto” che ancora oggi viene utilizzato dagli appassionati cercatori.
Tra un cumulo e l’altro, la vegetazione ha ripreso i suoi spazi, anche se la zona è arida e i grandi cumuli di pietre la rendono molto calda sotto il sole estivo. Non mancano però zone umide, temporanee, create dalle acque piovane che non riescono a penetrare nel terreno.
In questi giorni di fine inverno la natura è ancora dormiente, solo qualche albero e qualche timido fiore cominciano a dare segni di risveglio. In primavera ed in estate si potranno apprezzare diverse fioriture, da quelle delle piantine del sottobosco, come le veroniche, i nontiscordardimé, i mughetti, a quelle degli arbusti come l’evonimo e la ginestra, a quelle degli alberi, come le profumate robinie.
Tra gli alberi, sono diffuse le maestose querce, gli ontani, i salici, i frassini.
E’ un mondo da scoprire in ogni stagione.
I ciottoli, intoccati da secoli, piuttosto grandi, arrotondati, ora giacciono in gran parte ricoperti da licheni e là dove ci sono ombra ed umidità, dal muschio. Il paesaggio, arido nelle zone più soleggiate, diventa quasi fiabesco, abitato da chissà quante creature immaginarie, nelle zone più umide. E questo è l’aspetto che forse incanta maggiormente i bambini, arricchito dalle leggende che vengono raccontate.
Lungo il percorso il mio sguardo è stato attratto da queste pietre, così, senza cercarle… non è un buon messaggio? Ed è arrivato proprio in un giorno speciale, nel quale ho incontrato – reincontrato tante persone meravigliose. Grazie a tutti i compagni di cammino!
Note: la Riserva Naturale della Bessa si trova tra la pianura biellese-vercellese, l’apparato morenico della Serra e i contrafforti delle Alpi Biellesi. Si estende per circa 750 ettari. L’essere diventata Riserva nel 1985 l’ha protetta dalla distruzione che avevano iniziato le numerose cave che ne utilizzavano il materiale. Sono poi stati creati e segnati diversi sentieri che la percorrono ed è stato creato il Centro Visite di Vermogno.
L’accesso principale è a Vermogno, frazione del Comune di Zubiena.
A disposizione dei visitatori, un’area picnic e diversi parcheggi.
Ci si può andare liberamente, ma se si sceglie di farsi accompagnare da una guida si possono avere tante preziose informazioni e osservare particolari che sfuggono ad un visitatore inesperto. La zona è ricca di testimonianze del passato, come muri a secco, canali, resti di rifugi e capanne, incisioni rupestri.
Per ulteriori informazioni, è possibile consultare il sito dell’Atl di Biella.
Ho un’interessante guida, “Bessa”, di Alberto Vaudagna, edita nel 2002 da Leone&Griffa, probabilmente non più in commercio ma consultabile nelle biblioteche.
Spero di poter contare sul contributo di qualche esperto cercatore d’oro per raccontare come ancora oggi questa passione coinvolga tante persone.
Una bella descrizione di un luogo assai particolare che possiamo vantare di avere nel nostro biellese.
Da ex cercatore d’oro… poco esperto, sarei lieto di accompagnarti sulle rive dell’Elvo per una setacciata. Ciao
Grazie mille, organizziamo! Nel mio paese abbiamo anche una campionessa europea se non sbaglio,la contatterò.
Grazie Daniela, non solo hai descritto il luogo alla perfezione, ma hai lasciato uno splendido ricordo della giornata!
Grazie Valeria, è stata proprio una bella giornata! Piacere di averti incontrata