Amo il mare d’estate, col sole e l’acqua calda in cui immergermi. Ma che dire dell’inverno? Certo, l’aria è fredda e si sta coperti, ma non troppo, a meno che non ci sia il vento. Il sole riscalda il viso e il corpo. Resto così, ad occhi chiusi, seduta su uno scoglio asciutto a sentirne il seppur lieve calore. Vorrei pensare, ma a cosa? Come per incanto i pensieri se ne sono andati, lasciando una calma insolita nella mente.
Quando preparo i bagagli per partire non tralascio mai qualche libro, gli appunti di un corso, un tablet, fogli da riempire… che poi restano inevitabilmente nella loro borsa. Ma so che da quel silenzio, da quella pulizia interiore nasceranno nuove idee e nuovi stimoli.
Riprendo a camminare, mi piace camminare per chilometri lungo le spiagge semideserte. Parto da un paese della costa e mi scopro ad essere arrivata in un altro. Quanto avrò percorso? Cinque o sei chilometri? Sarà ora di tornare sui miei passi?
E intanto lo sguardo si perde lungo la costa, fino ad un promontorio lontano, fino ad una linea di massi frangiflutti, fino ai pendii digradanti, a quei paesini lassù in alto…
C’è il tepore del sole, dicevo, ma non solo. Ci sono i profumi. Di salsedine, soprattutto. Se ne viene avvolti. E di macchia mediterranea: i rosmarini, i pini, i cisti, anche se non sono in fiore, emanano l’aroma dei loro oli essenziali.
E poi c’è la musica delle onde. E’ un ripetersi armonioso e rilassante delle onde che arrivano, si allungano tra i sassolini rotondeggianti, li scompigliano un po’ e poi se ne vanno, risucchiate dal mare aperto. E’ un movimento incessante, a volte lento e tranquillo, a volte impetuoso. E’ così vivo il mare, così dolce e così forte, così calmo e così impetuoso. Cambia spesso, di carattere e di colori.
Solo d’inverno, nelle giornate serene, si può vedere un confine così netto tra acqua e cielo, senza foschia, senza incertezze.
Non resisto, mi chino e raccolgo un sasso. E’ perfettamente ovale, lisciato dallo sbattere con altri sassi e dalla forza dell’acqua, piatto, levigato. Ne farò un fermacarte, chissà, forse un giorno lo dipingerò. Ne ho dipinti così tanti, per me o a scuola con gli allievi. Mi guardo intorno, ce ne sono così tanti dalle forme perfette! Sarebbero tutti da raccogliere e da portare a casa, ma no, devono restare lì, a continuare nel loro eterno, inarrestabile consumarsi.
Tornerò a cercarli, spero presto.