Lo chiamano comunemente “berretta del prete” per la sua forma singolare. E’ il piccolo frutto di un arbusto dei nostri boschi. La macchia porpora e arancio dell’alberello carico di frutticini spicca tra i colori ormai sbiaditi del bosco a novembre.
Ne avevo dipinto un rametto qualche anno fa, tra settembre ed ottobre, quando i piccoli frutti erano già maturi ma non ancora rovinati dalla nebbia e dal freddo notturno.
Mi ci ero appassionata, rapita da quei piccoli frutti di un colore unico. Sono divisi in lobi di colore rosa intenso quasi porpora che quando sono maturi si aprono lasciando vedere i semi di un bell’arancione. Osservando la loro forma chiusa a qualcuno verrà in mente il cappello in uso fino a qualche decennio fa tra i preti (tra cui il famoso Don Camillo protagonista con Peppone di tanti film)
Le foglie ovali, col margine liscio, in autunno si colorano di rosa e di rosso.
Nella primavera avanzata, la fioritura passa quasi inosservata, piccoli grappoli di fiori bianchi a quattro petali.
L’alberello è l’evonimo europeo, piuttosto diffuso nei nostri boschi. Viene chiamato anche fusaggine perché un tempo dai rami giovani venivano ricavati i fusi per filare la lana.
Ma nell’ambito artistico si ricordano i bastoncini di fusaggine, rametti che venivano fatti bruciare e poi usati come carboncino. Mi piaceva utilizzarlo per i miei primi schizzi, per il suo segno intenso.
Oggi l’evonimo viene utilizzato nei giardini proprio per i colori dei suoi frutti. Se ne sono ottenute varietà ancora più ricche. Una di queste varietà è chiamata “cascata rossa” proprio per l’abbondanza dei frutti e per il colore delle foglie.