Ci sono ricordi d’infanzia che ci restano impressi più degli altri. Ricordo un giorno d’estate, quando avevo circa sei o sette anni… Mia madre, forse con una zia e un paio di vicine, aveva organizzato di andare a fare il bucato al torrente. Era un’abitudine che si era persa, fin dalla metà degli anni cinquanta del secolo scorso. Prima era usanza e necessità abbastanza diffusa, poi era arrivata l’acqua corrente nelle case, per fortuna! Ho ascoltato racconti di chi andava nei lavatoi a fare il bucato anche d’inverno e doveva rompere il ghiaccio prima di lavare.
Quel giorno però le mamme avevano organizzato un’uscita più per stare in compagnia che per altro.
Ricordo che portavano le ceste con i panni da lavare e le sporte con la merenda, cosa questa molto gradita a noi bambini.
Eravamo forse cinque o sei, suppergiù della stessa età.
E’ stata la giornata delle scoperte per me. Ricordo la sabbia dorata del torrente e i massi lucidi. Ricordo la cascatella e il laghetto che si era formato alla base. Ci siamo bagnati in quell’acqua fresca ma piacevole, dato il caldo della giornata. Quante risate, e tuffi, e scherzi!
Le mamme, più a monte, lavavano e strizzavano i panni aiutandosi a vicenda. Le sentivamo chiacchierare, e ridere e cantare… Quando mai si canta più mentre si lavora in casa?
Qualche ragazzino più esperto del luogo ci faceva vedere le “giarole”, larve di insetti che si costruiscono, con granellini di sabbia e una qualche sostanza che secernono, un guscio a forma di tubicino. Si sollevava un sasso immerso nell’acqua ed eccole, attaccate lì sotto.
E poi ci insegnavano a bere dalla sorgente utilizzando una foglia di “erba lisca”, rigida, dai bordi taglienti.
I più non avevano il costume, ma indossavano le comuni mutande. Io ero tra le fortunate ad averlo perché mia madre era brava a cucire. A piedi nudi nell’acqua, altro che ciabattine di plastica!
E poi avanti con la merenda di pane e marmellata fatta in casa o pane, burro e zucchero.
Avevamo poco, ma eravamo così felici, ci divertivamo con niente.
Quel luogo, chiamato “Marietta”, è ora irraggiungibile, dopo la costruzione di una superstrada il torrente in quel tratto è stato intubato.
Ma qualche giorno fa, un’amica mi ha mandato una sua foto di lei a spasso col cane in un luogo molto simile. Ci siamo andate.
Ho scoperto essere un tratto dello stesso torrente, il rio Miona. Ci ha accompagnate un signore che ha una cascina lì vicino. Ho ritrovato le stesse sensazioni, la musica della cascatella, il laghetto, la sabbia dorata sul fondo.
Gli ho parlato delle “giarole” ed eccole, me le ha trovate ancora!
Vivono solo dove c’è acqua corrente pulita, e così è ancora, che miracolo, quella di quel torrente a monte del quale non ci sono abitazioni o fabbriche. Ci sono anche i gamberi di fiume, grandi come il palmo di una mano.
Eccolo qui, quel passato così lontano eppure così vicino, basta solo girare una pagina del libro della nostra vita…
Nota: in Piemontese si chiamano “giarole” (da “giara”, ghiaia) le larve di insetti dell’ordine dei Tricotteri. Vivono in acque pulite, non stagnanti. Da adulti, dopo la metamorfosi, sono piccoli insetti alati di colore tra il bruno e il nero, poco appariscenti.
Che emozioni legate ai tempi andati! Ricordo che mia mamma come altre massaie negli anni 60 andavano ancora a lavare il bucato al lavatoio comunale di Azeglio la Borbogliosa, “la Barbuiusa” caricando le ceste “le cavagne” e i mastelli, “i suber” sul carretto trainato dalla bicicletta, “la Gagliota” in quei tempi io avevo 6/7 anni e d’estate reduce dalla colonia estiva di Legino di Savona, andavo con lei , approfittando dell’occasione mi immergevo nell’acqua corrente fredda, altezza 70 cm circa, con la convinzione di saper nuotare attraversavo il lavatoio sbattendo le braccia e gambe ma camminando sul fondo.
Grazie Daniela per avermi fatto rivivere quei momenti.
Che piacere aver risvegliato ricordi gioiosi della nostra infanzia! Penso che saranno comuni a molti di noi