Ci sono ricette che fanno parte delle tradizioni di famiglia e portano con sé ricordi felici. Una di queste è proprio la preparazioni degli gnocchi. Ne ho memoria fin da quando ero bambina. Si facevano di domenica e coinvolgevano tutta la famiglia.
Gli ingredienti sono tra i più semplici e facili da procurare, considerando che se si aveva la fortuna di avere un pezzetto di terra le patate venivano coltivate. Nessun segreto e nessuna difficoltà per la ricetta, se non un po’ di pazienza: per ogni chilogrammo di patate, tre etti di farina, un uovo e un po’ di sale.
Si fanno bollire le patate intere fino a completa cottura, si sbucciano ancora calde e si passano nello schiacciapatate. Si lasciano raffreddare e si uniscono la farina, il sale, l’uovo intero. Si impasta a lungo con le mani per rendere elastico l’impasto.
Questo era il lavoro della mamma, esperta nelle dosi. Non credo che pesasse gli ingredienti, le bastava l’esperienza.
Poi prendeva una piccola parte d’impasto per volta e creava un salamino che poi tagliava a pezzetti. Nel frattempo, in una pentola larga si faceva bollire l’acqua.
Ed eccomi coinvolta: avevo imparato presto a far scorrere ogni pezzetto di impasto sui rebbi di una forchetta o sul retro di una grattugia per ottenere gli gnocchi, che dovevano avere una forma graziosa. Del resto, anche l’occhio vuole la sua parte; il fatto di avere una piccola conca e alcune incisioni li rendeva più adatti a raccogliere il sugo una volta pronti.
Anche il papà partecipava, gli gnocchi venivano messi nell’acqua bollente ad uno ad uno perché non si appiccicassero. In pochi minuti si cuocevano e cominciavano a galleggiare. Venivano raccolti con la schiumarola e messi in una zuppiera al caldo. Io non mi avvicinavo alle pentole bollenti!
Il sugo era già stato preparato, di solito si trattava di un ragù di carne, ma io preferivo il sugo al pomodoro e venivo accontentata.
Se ne preparavano tanti, magari c’erano ospiti o se ne avanzavano per il giorno successivo, quando si lavorava e c’era meno tempo per cucinare.
Adesso ogni tanto li preparo ancora, meglio se in compagnia. Li considero un rituale rilassante. Senza contare che non hanno nulla da spartire con quelli acquistati pronti!
Se ne avanzo, li surgelo dopo averli sbollentati, messi in modo che non si sovrappongano. All’occorrenza basta rituffarli nell’acqua bollente per pochi minuti ancora surgelati, scolarli non appena vengono a galla e condirli.
E un po’ di quel senso di famiglia ritorna a farsi sentire.