Camminando nei boschi d’inverno capita di incontrare le macchie sempreverdi di un bell’arbusto: il pungitopo. Spesso viene chiamato pungitopo quello che è l’agrifoglio (Ilex aquifolium) (vedi qui), dalle foglie con molte spine, ma ora si tratta del Ruscus aculeatus, dalle piccole foglie ovali dotate di una sola spina.
In realtà non si tratta di vere foglie, ma di fusti modificati, ovali, appiattiti e rigidi detti clatodi. Per questo, con stupore, capita di osservare che i fiorellini primaverili, piccoli, verdastri, poco appariscenti, sbocciano al centro di queste “foglie”.
I suoi bei frutti rossi, grossi come ciliegie, sferici, maturano nel tardo autunno e permangono sui rami d’inverno e questo da sì che venga utilizzato per le decorazioni. Sono radi, non così fitti come quelli dell’agrifoglio, ben difesi dalle spine. In una stagione in cui nel bosco prevalgono i toni del marrone e tutto sembra avvolto nel sonno e nel gelo, questi cespugli danno un gradito tocco di colore.
Non ne ho mai trovati nel Biellese, ma piuttosto nella zona della Serra.
Il suo nome comune deriva dal fatto che anticamente i suoi rami venivano messi attorno alle provviste conservate nelle cantine per proteggerle dai topi.
E’ una pianta preziosa, dotata di diverse proprietà terapeutiche. Alcuni mangiano anche i teneri germogli, dal sapore amarognolo, preparati come asparagi selvatici,
Puoi scoprire un’altra pianta dalle belle bacche invernali, l’agrifoglio, spesso chiamato pungitopo.