Ci hanno abituati alla frutta lucida e perfetta in vendita nei negozi, ma… Mi viene da pensare alla mela di Biancaneve: bella, rossa, gustosa… come non resisterle? Eppure, come si sa, era avvelenata.
Ci sono poi i frutti, quelli veri, che maturano su antichi alberi, ormai introvabili se non si abita in campagna, se non si possiede un piccolo frutteto o almeno non si conosce qualcuno che ce l’abbia. Sono un dono inaspettato da parte degli alberi in una stagione che sembra abbia poco da offrire.
Qui in collina c’è ancora qualcuno che coltiva qualche pianta di cachi.
A novembre si caricano di bei frutti arancioni che vanno raccolti ancora acerbi. Il buon contadino sa che non dovrà raccoglierli tutti, alcuni resteranno sulla pianta per tutto l’inverno. Si può pensare perché sono decorativi, ma in realtà vengono lasciati per gli uccellini che se ne ciberanno nelle fredde giornate.
Sono più piccoli di quelli in vendita, ma molto più dolci. Si conservano a lungo in una cantina fresca e maturano si spera un po’ per volta. Saranno un po’ appassiti, con la sottile buccia un po’ raggrinzita, ma così gustosi! E, sorpresa delle più belle, possono contenere anche qualche bel seme, grande, scuro, lucido.
Ormai sembra che se la frutta contiene qualche seme sia un difetto. Ho incontrato bambini che a scuola non mangiavano l’uva perché aveva i semi. “La mia nonna me li toglie tutti!” mi sentivo spiegare.
Ci sono poi le mele, quelle antiche. Piccole, quasi sempre un po’ bacate, ma così dolci e gustose! Chi ha la pazienza di raccoglierle le distende su un piano in un locale fresco e in penombra e le consuma un po’ per volta. Si diceva che il contadino mangiasse sempre le mele marce. In effetti, si consumavano per prime quelle che cominciavano a maturare troppo, togliendo la parte che cominciava a marcire, lasciando sempre quelle più sane e così via, fino all’ultima.
E’ abbastanza frequente, camminando in zone in cui si coltivavano alberi da frutto, trovare meli abbandonati i cui frutti non raccoglie più nessuno. Se il melo non viene curato e potato da mani esperte darà frutti sempre più piccoli, quindi meno appetibili, anche se buoni. Se si ha la pazienza di raccogliere quelle piccole mele, si scopre invece che sono ottime cotte al forno, con la buccia. Si ottiene un piacevole dessert.
Un altro frutto che è sparito dai banchi dei fruttivendoli sono le nespole. Non quelle orientali, grandi, di un bel giallo intenso quasi arancione. No, mi riferisco a quelle nostrane, piccole, marroni, dolcissime. Anche queste si raccolgono non ancora mature, prima del gelo, e se ne aspetta la maturazione. “Con tempo e paglia, maturano le nespole”, recita un proverbio. Ogni anno ne ricevo un bel cestino in regalo, una volta ho anche partecipato alla raccolta. Mi hanno anche regalato qualche vasetto di marmellata, ma quanto lavoro! La polpa è poca, all’interno ci sono quattro semi piuttosto grandi, occorre togliere la buccia ricoperta di peletti. Il sapore però è inconfondibile.
Sono così i frutti di una volta, sembrano fatti apposta per chi ha tempo di raccoglierli, di curarli, di lasciarli maturare, di controllare che non marciscano, di utilizzarli in modi diversi anche se le ricette sono lunghe. Tempo, ci vuole tempo. Ma il sapore ci saprà ripagare.