I bei grappoli ricchi di acini dolci e succosi, di un bel colore intenso, sono ormai maturi. È tempo di raccolto. Il momento della vendemmia fa risuonare corde antiche di ricordi. Da quanto tempo si ripete questo rito che ha qualcosa di sacro!
Sento ancora viva la gioia di una vendemmia lontana, vissuta da bambina. I bei grappoli venivano raccolti a mano, deposti nei grandi cesti di vimini e poi versati in un grande tino. Noi bambini un po’ raccoglievamo, un po’ giocavamo e qualche acino saltava in bocca.
Ma il momento più divertente era quando venivamo messi a piedi nudi nei tini a schiacciare l’uva.
La produzione era familiare, il vino bastava per un’annata. Non c’erano macchine, solo qualche vicino a dare una mano. Ci si aiutava sempre, tra vicini.
La trasformazione avveniva nella cantina con la volta a botte, le pareti di pietra e mattoni rossi, il pavimento di terra battuta. Ci entravo a volte col nonno. Ricordo l’odore di muffa e di mosto. Durante la fermentazione accendeva sempre una candela e la teneva davanti a sé, per controllare se c’era ossigeno. Quante cose si imparano dai nonni!
Adesso i tempi sono cambiati, ma un certo senso di magia c’è ancora. L’ho sentita in una giornata di vendemmia nei vigneti dell’Azienda Agricola dei fratelli Ioppa di Romagnano Sesia. È un’azienda a conduzione familiare dalle antiche origini (è nata nel 1852) che ha saputo coniugare la tradizione con l’innovazione. Sono in quattro a portare avanti l’attività. Nelle loro parole, nei gesti, nelle scelte traspaiono chiari l’entusiasmo, la passione, i progetti per il futuro.
Nelle zone meno ripide e destinate alla coltivazione di vitigni diversi dal Nebbiolo una vendemmiatrice meccanica riesce a raccogliere gli acini lasciando sul raspo, con una precisione incredibile, quelli acerbi o appassiti. In altre zone più ripide il raccolto viene fatto a mano, dando spazio anche ai ragazzi di un istituto agrario che vengono a fare esperienza.
Gli acini, passati nella diraspatrice, vengono schiacciati e finiranno inizialmente nei grandi contenitori in acciaio per la trasformazione nei pregiati vini di loro produzione.
Per alcuni di questi, come i prestigiosi DOCG Ghemme, Santa Fé, Balsina sarà necessario un ulteriore, lungo percorso in botti di legno per ottenere il prezioso nettare. Ci vogliono tempo, esperienza, energie, collaborazione per ottenere risultati eccellenti.
Io, che sono così inesperta di questi processi, cammino tra i filari, ne apprezzo l’ordine e i colori sotto un cielo terso ed intenso, con lo sguardo che spazia verso la collina morenica della Serra, con le cime del Monte Rosa che emergono da lontano, e verso la pianura che si estende placida. Percepisco le voci festose di chi raccoglie, in lontananza, mentre vicino a me i filari sono silenziosi. Mi sembra di sentire le voci delle viti, da un lato ancora cariche di frutti, dall’altro svuotate dei grappoli, quasi tristi, ma con la promessa di un altro raccolto, nell’anno a venire.
Non resta che pensare che quel liquido scuro e profumato, o dorato e fruttato che assaporiamo dal bicchiere, rigirandolo tra le mani in contemplazione dei riflessi e degli aromi, è un’opera d’arte, è uno dei tanti aspetti del profondo legame che c’è tra l’uomo e la natura.
Ringrazio i titolari dell’Azienda che mi hanno permesso di assistere ad un momento della vendemmia nei loro vigneti.
Per ulteriori info, è possibile consultare il sito: Azienda Vitivinicola Ioppa