Eccoci arrivati a settembre, mese che ci ricorda la fine delle ferie per chi lavora, ripresa della scuola per gli studenti e soprattutto la fine dell’estate. Ma in un passato non molto remoto per chi se lo poteva permettere era ancora tempo di villeggiatura…
Secondo la Treccani il significato del termine Villeggiatura è “trascorrere le vacanze, un periodo di riposo o di svago, in campagna, al mare o ai monti”. Sostantivi (riposo, svago…) che ritenevamo fossero passati nel dimenticatoio della nostra stupenda lingua italiana (che gli Amici stranieri amano definire “la lingua di Dante”) perché erano sorpassati dalla frenesia con cui anche i periodi di vacanza venivano affrontati: voli intercontinentali, tragitti autostradali trasformati in lunghi percorsi di avvicinamento, movide, divertimento ad ogni costo…. Pare che dopo la tempesta primaverile dovuta al nemico invisibile che ci ha attaccato a inizio anno molti dei concetti che ci appartenevano almeno dall’inizio degli anni ’90 stiano cambiando. Torna il desiderio di conoscere meglio la Regione in cui abitiamo e il Paese Italia con tutte le sue meraviglie. Torna il concetto di “riposo”…non a caso si registra un notevole interesse anche per le località di campagna oltre a montagna e mare …
Ecco, mi piace accompagnarvi a visitare una residenza nell’alto Piemonte, vicino a dove vivo e lavoro, in cui alla fine del XIX° secolo un noto avvocato torinese amava trascorrere il periodo della villeggiatura.
Fu Bernardino Delmastro, nato a Gattinara, ma ben presto trasferitosi a Torino, a volere la proprietà che si trova in uno dei corsi principali della nota Città del Vino.
Lo studio legale che aprì sotto la Mole e l’intensa attività forense lo misero probabilmente in contatto con l’architetto Costantino Gilodi allora docente al Politecnico torinese e a lui Delmastro affidò la progettazione della Villina e dei due edifici che le fanno corona nell’ampio parco, la Foresteria e il “Guardaroba”.
Gilodi, originario della Valsesia, rimane nella storia dell’architettura italiana non solo per le innumerevoli realizzazioni, soprattutto in stile Liberty, a Torino e altrove, ma principalmente per essere stato il progettista del padiglione dell’Italia all’esposizione universale di Parigi del 1900.
L’avvocato Delmastro non tornò mai a Gattinara stabilmente ma usava trascorrervi la villeggiatura in estate ed è logico presumere che si occupasse del frutteto, del giardino e del parco che nel resto dell’anno erano curati da suoi collaboratori in loco. Era il momento dell’anno in cui poteva dedicare le giornate alla moglie e ai tre figli ed è facile immaginarli al tramonto percorrere i vialetti in ghiaia che contornavano le aiuole o passeggiare dalla Montagnetta Rosa alla Torretta scegliendo gli ortaggi da far portare in cucina il giorno dopo.
Probabilmente, approfittava di tale periodo anche per controllare i suoi vigneti gattinaresi di cui si trova ancora testimonianza nelle grandi botti che fanno bella mostra nella spaziosissima cantina della Villina.
Era il periodo della vera vacanza, della villeggiatura interpretata come lo è stato sino agli anni ’60 del secolo scorso, del riposo, della fuga dalla città in cui trascorreva le giornate di lavoro, della rilassatezza completa…
Ma entriamo ora in questa bella dimora…
Non appena varcata la soglia si viene accolti da un ambiente luminoso, dai colori chiari, e si percepisce, oltre alla raffinatezza del progetto architettonico, il tocco di chi ci ha abitato. Lo sguardo viene subito catturato dall’ampia porta finestra aperta sul giardino lussureggiante. Ogni locale è affacciato sul parco giardino con porte e finestre dalle quali entra tanta luce filtrata dalle fronde degli alberi.
Ci si sente protetti e allo stesso tempo liberi.
Da donna che ama godere della propria casa, mi immedesimo in chi ci ha abitato e immagino una colazione servita sul terrazzo nella bella stagione oppure consumata in cucina, al piccolo tavolo davanti alla finestra che si affaccia su tre grandi ippocastani, con i pensieri accompagnati dal cinguettio degli uccellini, prima di iniziare le attività della giornata.
E chissà come potevano riuscire bene i pranzi allestiti nel grande soggiorno, riscaldato dal camino nelle giornate un po’ fredde. Qualche amico, i propri cari riuniti, ricette di famiglia, una buona bottiglia … E poi il relax nel salotto in cui campeggia una grande stufa di ceramica, di manifattura altoatesina.
Per momenti più raccolti, un altro salottino offriva un po’ di solitudine e tranquillità; divanetto, poltroncine, ninnoli scelti con cura e passione, e l’immancabile sguardo sul giardino … Ora come unico usufruitore di tanta grazia è rimasto un solitario Pierrot…
Tra i locali del piano terra, mantiene l’impronta del padrone di casa lo studio dalle pareti foderate di libri e raccoglitori, con una grande scrivania e comode sedie imbottite, una macchina da scrivere, penne stilografiche e pennini … Fresco anche d’estate, luogo ideale per lo studio ed il lavoro .
Il piano superiore offre altri angoli suggestivi: una camera da letto padronale importante, con un letto su una pedana rialzata, con tanto di culla ed inginocchiatoio di antica fattura; un ampio terrazzo, altre camere da letto e servizi.
Ma dove ho lasciato il cuore è la veranda chiusa da belle vetrate, col soffitto affrescato, affacciata sull’ampio terrazzo da una parte e protetta da un tiglio centenario. In questo ambiente ben illuminato dalla luce naturale, su un cavalletto da pittore è appoggiata una piccola tela con un ritratto ancora incompiuto. Da qualche parte ci saranno ancora colori e pennelli e lo spirito dell’autrice (mi piace pensare che fosse una ragazza…) aleggerà forse ancora qui attorno.
Un discorso a parte merita il parco giardino che circonda la villa, di cui scrivo in questo articolo.
Ringrazio sentitamente Carlo e Paolo per avermi invitata a visitare la “Villina” di Gattinara permettendomi di assaporarne l’atmosfera unica che ancora vi regna.
Con l’auspicio che possa tornare in breve tempo agli antichi splendori….