Ricordo di aver letto da ragazza questo bel libro di Louisa May Alcott, e le sue pagine avevano riempito le mie lunghe giornate estive. Adesso che ne è uscita una nuova versione cinematografica ho ritrovato con piacere i protagonisti sullo schermo. Il testo inglese, dal titolo “Little women” era uscito in un unico volume, al quale si riferisce il film, mentre in Italia era stato diviso in due parti, “Piccole donne” e “Piccole donne crescono”.
L’autrice ha creato un piccolo capolavoro ispirandosi in parte alla sua esperienza di vita. Le “Piccole donne” sono quattro sorelle adolescenti cresciute in una famiglia che attraversa un periodo di ristrettezze economiche; infatti il padre è cappellano nell’esercito ed è assente per parecchio tempo; la moglie, Margareth, molto impegnata socialmente, fa di tutto per mandare avanti la famiglia ed educa le figlie secondo principi di libertà non condivisi all’epoca.
Come non riconoscersi in una delle quattro spumeggianti sorelle?
La primogenita è Meg, una bella ragazza socievole e matura che però rimpiange di non poter far parte dell’alta società dalla quale è attratta.
Jo è la secondogenita, la vera protagonista del romanzo; ha uno spirito ribelle, si comporta spesso come un maschiaccio. Il suo più grande sogno è diventare una scrittrice, ma dopo una breve parentesi a New York sembra rinunciarvi.
Beth, dolce e solitaria, molto timida, coltiva una grande passione per la musica ma non può permettersi un bel pianoforte e le lezioni, finché un anziano vicino gliene farà dono. Purtroppo morirà a soli diciannove anni.
Amy, ragazzina viziata e capricciosa, ha la passione per la pittura. Andrà a vivere per un certo tempo da una ricca zia che le fornirà le basi di un’educazione raffinata. Sarà l’unica ad entrare nell’alta società e a vivere una vita molto agiata.
La zia March di cui si parla è ricca, bisbetica e solitaria; pur criticandole per i comportamenti e l’educazione, aiuterà molto le ragazze.
Nell’arco di quattro anni, Meg si sposerà ed avrà due figli; condurrà una vita semplice. Amy sposerà il ricco Laurie, l’amico d’infanzia innamorato respinto di Joe, che incontrerà in Europa. Di Beth già si conosce la fine prematura.
Jo erediterà la casa della zia e creerà una scuola innovativa secondo i principi del padre; riuscirà a riunire le sorelle, si sposerà con un professore e tutti insieme lavoreranno nella scuola. Riprenderà a scrivere con successo.
Jo, come l’autrice, non avrebbe voluto sposarsi, diceva che il compito di una donna non poteva essere finalizzato soltanto al matrimonio e alla cura della casa e della famiglia, ma alla fine lo farà, ma per amore e non per altro. Pare che l’editore abbia chiesto espressamente all’autrice di farla sposare “perché è romantico” e perché i lettori avrebbero desiderato quello.
La regista, Greta Gerwig, ridà attualità al romanzo nella scelta dei costumi e dei colori, evitando di cadere nel sentimentalismo e riuscendo a trasmettere in modo chiaro il messaggio della scrittrice: la spinta alla realizzazione di sé e delle proprie aspirazioni anche per le donne che all’epoca non avevano molta voce in capitolo e l’importanza della sorellanza tra donne che non verrà mai meno, nonostante le prove della vita.
Il libro ebbe un grande successo fin dalla prima pubblicazione. Dopo “Piccole donne” e “Piccole donne crescono” uscì anche “Piccoli uomini” e “I ragazzi di Jo”.
L’autrice nacque in Pennsylvania nel 1832 e morì nel 1888