Pur non essendo inserita nei circuiti delle città d’arte, Vercelli conserva un patrimonio artistico degno di nota. Il centro storico è piccolo, lo si visita tranquillamente a piedi partendo dalla stazione ferroviaria o dal grande parcheggio dell’ex caserma. E’ raggiungibile in treno in meno di un’ora da Milano o da Torino, da Biella in una quarantina di minuti in auto.
Conservo il ricordo di quand’era il nostro capoluogo di provincia, prima che lo diventasse Biella. Ci si andava per i documenti e le pratiche, e come non dimenticare i concorsi e i corsi che vi si tenevano.
Due realtà così diverse! Qui colline e boschi e Prealpi, là pianure sconfinate, coltivate, con le Prealpi a fare da sfondo in lontananza, e risaie e nebbia, quanta nebbia d’inverno! D’estate invece, afa soffocante e zanzare, tante zanzare, quando in collina erano rarissime. Ora c’è poca nebbia in pianura e ci sono moltissime zanzare anche in collina!
L’immagine più netta di Vercelli è il profilo della splendida abbazia di Sant’Andrea, (ne parlo qui), uno splendido capolavoro romanico, che emerge dalle risaie con i suoi slanciati campanili. Resiste da più di ottocento anni, anche se dà qualche segno di sofferenza e necessiterebbe di importanti interventi, prima che sia troppo tardi. E’ così interessante che basta da sola a motivare una visita alla città.
Ma anche le risaie fanno parte della visita, così belle in primavera quando vengono allagate e riflettono il cielo con le sue tante sfumature, dall’azzurro delle giornate limpide al rosso dorato dei tramonti, al variegato delle nuvole. Belle d’estate, quando sono tutte di un bel verde brillante. Belle anche d’autunno, quando il riso è maturo e le sue spighe dorate si incurvano sotto il peso dei preziosi chicchi. E come non amarle anche nel cuore dell’inverno, quando si vede solo la terra scura con i solchi lasciati dagli aratri, con i bordi rialzati e perfettamente lineari che le delimitano.
Nel cuore del centro storico c’è Piazza Cavour, già Foro Romano, dalla forma irregolare, circondata da palazzi con i portici; ogni venerdì vi si svolge il mercato cittadino. E’ piacevole concedersi una pausa in uno degli storici bar o in una delle famose pasticcerie, con i tavolini all’aperto nella bella stagione.
Al centro c’è il monumento al Conte di Cavour, lo statista che tanto fece per lo sviluppo dell’agricoltura (merito suo, ad esempio, la realizzazione del canal Cavour che porta l’acqua per la coltivazione del riso); ai suoi piedi, altre due statue rappresentano il Commercio e l’Agricoltura.
Dalla piazza o dalle vetrate del piano superiore del bar Cavour si può ammirare la Torre dell’Angelo, uno dei simboli della città, ricca di leggende.
Non può passare inosservata la Sinagoga, un imponente edificio capace di ospitare seicento persone, edificato in stile moresco nel 1878. Recentemente restaurata, offre una facciata a bande orizzontali di pietra bianca e azzurra , con merlature e torrette dalla forma particolare. Non sono riuscita a visitare l’interno; le visite sono possibili tutti i giorni dalle 15 alle 17.
L’antico Broletto, un tempo sede del comune, dopo essere passato a diversi proprietari è stato pesantemente ristrutturato ed ha perso il suo fascino antico. Dalla piazza antistante si può ammirare la sua Torre di Città, la più antica di Vercelli.
Vercelli è anche sede di due musei: il Museo Borgogna (ne parlo qui), considerato la pinacoteca più importate del Piemonte e il Museo Leone con le sue collezioni archeologiche.
Ci sono inoltre la bellissima sala espositiva detta “Arca“, all’interno della chiesa sconsacrata di San Marco, e la Sala Dugentesca, vicino a Sant’Andrea, anche questa aperta in occasione di mostre.
Sulla via del ritorno, percorro il centrale corso Libertà, un tempo pieno di bei negozi, oggi un po’ meno; qualche vetrina è chiusa, ma questo purtroppo è uno dei segni comuni a molti paesi e città della trasformazione dell’economia. Alzo comunque lo sguardo e ammiro uno dei palazzi più belli della città, il Palazzo Centori.
Mi avvio verso il ritorno; mi manca una visita alla Chiesa di San Cristoforo, detta la Cappella Sistina di Vercelli, con l’interno interamente affrescato principalmente da Gaudenzio Ferrari, grande pittore piemontese (Vedi qui).
Avrò quindi una scusa per tornare in città!