In questo periodo dipingo in ogni momento libero, di giorno e di sera, finché gli occhi non dicono basta… Sono contenta di questo periodo creativo, stimolata anche dalla mostra che aprirà tra una decina di giorni.
Questo è l’ultimo lavoro di questo periodo, il “ritratto” del carpino nero.
Ne crescono diversi nel bosco vicino a casa mia, in quello che diventerà il “Parco dei Carpini”, di cui darò notizie prossimamente. Alcuni esemplari superano i cento anni, dicono gli esperti.
In questo periodo sono carichi di frutti maturi riuniti in infruttescenze dorate. Ogni seme è accompagnato da un’ala a tre lobi.
Ricordo che tanti ani fa, dalla mia casa in Burcina vedevo spesso uno scoiattolo rosso che con pazienza e voracità, tenendo tra le zampine il ciuffo dorato, ne mangiava uno dopo l’altro tutti i semini, lasciando cadere le brattee.
Le foglie ovali e seghettate, prima di un bel verde intenso, ora stanno virando verso il giallo ocra. Resteranno a lungo sui rami, anche da secche.
I carpini sono facilmente riconoscibili anche d’inverno per via del loro fusto dalla corteccia liscia e scura con dei rilievi così particolari da farli sembrare muscoli. Questa loro caratteristica fa sì che in Francia vengano chiamati “alberi dei ciechi”. Prova a chiudere gli occhi e ad accarezzarne i tronco… sì, lo senti, è proprio lui, il carpino!
In Olanda ho visto moltissime siepi di carpino, poste a delimitare i giardini privati; non particolarmente alte ma, penso, utili barriere frangivento ed a tutela della privacy, conservando le belle foglie ormai secche per tutto il periodo invernale. Ho recentemente rivisto le stesse siepi a delimitare i giardini della Venaria Reale, ma questa volta di un’altezza impressionante, sicuramente vicina ai quattro metri…
Vero, sono molto usati anche nelle siepi. Ma se possono crescere liberi, diventano alberi bellissimi!