Questo nome particolare indica una bevanda speciale che può riscaldare le fredde serate invernali. L’ho scoperta alcuni anni fa, in casa di lontani parenti che ci avevano offerto la possibilità di utilizzare per alcuni giorni una loro vecchia casa nel Veneto. In una sera particolarmente fredda, dopo aver acceso la stufa a legna, rovistando nella vetrinetta della cucina, abbiamo trovato una bottiglia con un’etichetta scritta a mano. Ne abbiamo assaggiato il contenuto, senza esserne particolarmente colpiti. Ma non conoscevamo ancora tutti i suoi segreti, che lo rendono indimenticabile!
Devo precisare che la ricetta cui mi riferisco è di produzione familiare e si ispira liberamente alla ricetta originale, brevettata, che Giordano Purin, il titolare del rifugio Crucolo, inventò negli anni ’50. Fu una bellissima intuizione e da quel momento il Parampampoli diventò il simbolo del rifugio, sede dell’azienda che lo produce e ottimo ristorante, le cui origini risalgono al 1782.
Il rifugio sorge a 1100 metri di altitudine, nel cuore della Val Campelle, tra la Valsugana ed i monti del Lagorai. E’ gestito da sempre dalla famiglia Purin, giunta ormai alla nona generazione. Si consiglia di visitare il loro sito, www.crucolo.it, per acquistare i loro prodotti artigianali, tra cui rinomati salumi, formaggi e liquori, programmare una visita con eventuale pernottamento e provare la loro cucina.
Qual è quindi il segreto che ne fa una bevanda speciale? Dev’essere servito caldo, addolcito con miele, e fiammeggiato per eliminare l’alcol in eccesso.
La ricetta che mi hanno indicato, che non è quella originale, non è difficile da preparare. Occorrono, in parti uguali (200 ml), del buon caffè, del brandy, della grappa e del vino rosso. Si versa il tutto in un recipiente ermetico con 100 g di zucchero. Per aromatizzare si aggiungono una dozzina di bacche di ginepro e di chiodi di garofano e alcuni pezzetti di cannella.
Si lascia macerare per quindici giorni, poi si filtra e si conserva a lungo in una bottiglia.
Al momento del consumo lo si porta ad ebollizione in un pentolino e poi gli si dà fuoco, eliminando così in gran parte l’alcool; si versa in una tazzina e si beve caldo, addolcito con del buon miele.
Si beve preferibilmente in compagnia… e l’inverno, il freddo e il gelo non fanno più paura!
Sicuramente la ricetta originale è diversa, mi sembra poco appropriato l’utilizzo del brandy, che non è tipico delle nostre vallate, mentre la grappa sicuramente lo è, visto che un tempo veniva solitamente prodotta in casa dai contadini che facevano il vino.
A questo punto, che dire, da quando ne ho scoperto l’origine mi viene voglia di provare la versione autentica. Le imitazioni, si sa, hanno sempre qualche limite!