Nella bella cornice del Forte di Bard si tiene fino al 21 ottobre 2018 la mostra “Landscapes” dedicata al grande fotografo Henri Cartier-Bresson (1908 – 2004).
Sono esposte 105 immagini in bianco e nero selezionate personalmente dall’artista, scattate tra gli anni 30 e gli anni 90 tra Europa, Asia e America.
Vero protagonista è il paesaggio nelle sue stagioni, naturale o antropizzato. Le persone, quando presenti, non sono i veri protagonisti, ma arricchiscono il paesaggio con un gesto, un movimento, lo svolgimento di un’attività.
Il taglio delle inquadrature è sempre particolare ed estremamente curato e rende il visitatore partecipe di quello che vede. Bello il bianconero, ricco di sfumature, soffuso, avvolgente, come solo era possibile ottenere da pellicola. Una vedute dell’Ile de la Cité in particolare, col ponte che collega le due rive, sembra disegnata in punta di matita, sfumata com’è dalle brume della Senna.
Sono tante le immagini che mi hanno colpita. Una persona in bicicletta porta sulle spalle il suo contrabbasso in una via sterrata (Serbia, 1965). In una veduta della periferia di Londra i tetti delle case creano un suggestivo disegno. Persone che ammirano dall’alto di un prato la città di Rouen rendono partecipi della veduta e del relax di una gita fuori porta. Una bambina che corre verso la sua casa, nella banlieue di Parigi, la arricchisce dell’importanza di essere rifugio e dimora nonostante l’evidente povertà. Pescatori e contadini intenti nelle loro attività nella steppa russa portano l’attenzione sul lago ghiacciato nel quale scavano buche per pescare o sul campo ancora sotto la neve dal quale sperano di trarre in futuro sostentamento.
Dal catalogo: “Le fotografie salutano le ‘cose reali’ tra cui, né dominatori né protagonisti, effimeri e fragili, gli esseri umani”. Si tratta sempre di “paesaggio della natura” e di “paesaggio dell’uomo”.
Riporto un pensiero di Bresson che esprime il suo modo di intendere la fotografia:
“Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto l’immagine catturata diviene una grande gioia fisica e intellettuale. Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. E’ porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. E’ un modo di vivere.”
Nel visitare la mostra, non si può non godere della bella passeggiata all’interno del Forte di Bard, apprezzare una sosta in un bar o in un ristorantino, visitare i bei negozi di artigianato e la galleria d’arte “Maison bleue” o, perché no, di addentrarsi nella vicina verde valle di Champorcer.