La nebbia, si sa, accompagna spesso il cammino di chi percorre d’estate i sentieri attorno a Bielmonte. L’umidità che sale dalla pianura vercellese si condensa incontrando l’aria più fredda delle Prealpi ed offusca il sole, appiattendo tutti i colori del paesaggio.
Ma in un giorno d’agosto, tra il grigio, un colore intenso ha attirato la nostra attenzione ed abbiamo visto due piante rare, l’una l’antitesi dell’altra: una nota per le sue proprietà benefiche, l’altra per il veleno.
La prima è la genziana asclepiadea, con i fiori molto simili a quelli della genziana acaule, ma che a differenza di quelli, fioriscono spesso appaiati su lunghi tralci fogliosi che si incurvano sotto il loro peso. Anche le foglie, acuminate, spuntano a coppie, opposte. La pianta è protetta, con divieto di raccolta. Il suo nome deriva da Asclepio, il dio greco della medicina, per sottolinearne le proprietà curative.
Siamo scese nel prato per fotografarle, poi abbiamo notato più avanti altre macchie viola.
Erano le fioriture a grappolo dell’aconito napello, pianta altrettanto rara ma molto velenosa. I suoi fiori si riconoscono per il petalo superiore che ricopre gli altri come un piccolo elmo, racchiudendoli. Gli insetti alla ricerca del polline ci entrano fino a scomparire, per uscirne poi presumibilmente sazi.
Le foglie sono profondamente frastagliate. La pianta, appartenente alla famiglia delle ranuncolacee, è estremamente velenosa; meglio non toccarla perché contiene sostanze che potrebbero irritare anche per contatto. E’ nociva anche per il bestiame che la evita.
Entrambe le piante possono essere coltivate nei giardini di montagna o collina, la seconda con le dovute accortezze!
Vuoi conoscere un’altra genziana? Eccola qui. Stessi fiori, stesso colore, un portamento del tutto diverso!