Con i primi giorni di giugno le ciliegie selvatiche cominciano a prendere colore, ma è da metà mese che cominciano a maturare.
Si può ammirare la fioritura dei ciliegi selvatici già ad inizio aprile; fin da lontano, guardando verso il bosco, nelle nostre colline, si vedono le macchie chiare distinguersi tra le fronde degli altri alberi.
Il ciliegio selvatico cresce in modo piuttosto diffuso, mescolandosi tra le altre essenze, facendosi riconoscere anche da spoglio per le caratteristiche incisioni trasversali sulla corteccia marrone-rossiccia. Può diventare molto alto ed è esile, con scarse ramificazioni. Appartiene alla famiglia delle Rosacee.
I suoi fiori sono raccolti a mazzetti, sbocciano quando le prime foglie cominciano ad aprirsi, così possono godere al massimo della luce solare. Non emanano profumo, ma attirano con la loro abbondanza gli insetti impollinatori.
Le foglie, dal margine finemente seghettato, ovali ed appuntite, hanno una particolarità: alla base della pagina ci sono due o più ghiandoline rosse!
Ad aprile, dopo che i petali sono caduti, cominciano a formarsi le piccole ciliegie dal lungo picciolo, di un colore verde chiaro, come i piselli.
Ci vorrà del tempo prima che maturino, ed ecco che a fine maggio cominciano ad arrossire…. Ma per essere buone da gustare dovranno diventare di un rosso molto scuro.
Le piccole ciliegie sono meno dolci di quelle coltivate, troppo piccole per essere apprezzate. Chi ne approfitta sono gli uccellini che ne sono ghiotti (il nome latino, prunus avium, si riferisce proprio a questo). Quelle cadute a terra vengono mangiate dagli animali che abitano il bosco.
Le ciliegie selvatiche hanno però diversi usi, sia in cucina che in erboristeria. Se ne usano i piccioli, le foglie, i frutti ed i noccioli.
Quest’anno mi sarebbe piaciuto provare a fare un liquore, ma la pioggia accompagnata a grandine dei giorni scorsi ne ha fatte cadere molte e in più sono troppo acquose e in parte marce. Ne ho raccolte un po’: sono proprio buone!
La ricetta per preparare il liquore ne richiede almeno tre etti per un litro di buona grappa, con tre etti di zucchero (o meno se si preferisce) ed alcune foglie. Si lascia macerare per almeno un mese, meglio se al sole, si filtra, si imbottiglia e si lascia riposare tre mesi prima di gustare.
Un prodotto tipico delle nostre valli è il Ratafià d’Andorno, fatto proprio con le ciliegie; pare che la ricetta sia nata nel medioevo a scopo curativo, corroborante e digestivo.
Cara maestra Daniela, i fiori di ciliegio sono bellissimi ma durano così poco!
Io aspetto che le ciliegie maturino e poi me le pappo tutte dalla prima all’ultima.
I fiori durano quel tanto che basta per essere impollinati e potersi trasformare in frutti…. Ti confesso che anch’io non so resistere alle ciliegie!
Tra poco arriveranno i lamponi, le more, i mirtilli…
Lamponi, more, mirtilli !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sono in paradiso!
Non vedo l’ora di andare nei boschi per papparmeli tutti.
Lasciane qualcuno anche per me….. 😉
carissima maestra Daniela queste ciliegine sembrano buonissime!!!!!!! Lamponi, more mirtilli….. Che bontà!
Sono davvero buone e le puoi trovare nei boschi proprio vicino a casa tua!