Mi aspettavo forse qualcosa di più da questa mostra ospitata a Treviso, nel Palazzo dei Carraresi. Si possono ammirare circa quaranta opere, attraverso le quali si ripercorre la carriera di Warhol.
L’artista, nato nel 1928 da una modesta famiglia di immigrati, piuttosto solitario (preferiva vedere le feste alle quali era invitato al computer anziché partecipare?), dopo la laurea in illustrazione e dopo essersi trasferito a New York comincia a lavorare come fumettista e pubblicitario.
La sua arte, la Pop Art, nasce da un’idea vincente: rendere arte gli oggetti della quotidianità, che siano la lattina di una bibita o una confezione di legumi in scatola. Ripete su grandi tele lo stesso soggetto più volte, variandone i colori, sempre piuttosto accesi. Riproduce le opere in serie, con l’aiuto della serigrafia.
La sua arte è una provocazione: riesce a portare i barattoli del supermercato all’interno dei musei. Ripetendone l’immagine svariate volte, li svuota del loro significato riducendoli a semplici immagini, avulse da un contesto, eppure al tempo stesso di forte impatto. Era solito ribadire che i prodotti di massa sono simbolo di democrazia: il più povero come il più ricco possono bere la stessa CocaCola.
Lavora in diverse Factory, laboratori in cui ferve l’attività artistica e nei quali si aggregano personaggi diversi, legati a diverse forme d’arte
Riesce a reinventare se stesso come superstar e a trasformare i personaggi che incontra in superstar (o forse decide di incontrare le persone che hanno la stoffa per diventarlo, allontanando le altre). Sono molte le personalità che si fanno immortalare: da Marilin Monroe al Che Guevara, alla Regina Elisabetta, a tanti altri personaggi del mondo dello spettacolo e celebrità.
Sul suo modo di lavorare fa luce l’intervista a Regina Schrecker: invitata da lui per un ritratto ( di solito al contrario erano le persone a chiedere), si presenta truccata come sua abitudine e lui la invita a ripulirsi del tutto il viso che poi viene dipinto di bianco; spiccano solo gli occhi e le labbra dipinte di rosso. In venti minuti scatta due polaroid e poi realizza due versioni del ritratto, su fondo rosso e su fondo bianco.
Alcuni filmati e tre interviste a persone che l’hanno incontrato approfondiscono momenti della vita dell’artista e del suo ambiente.
Alla fine la sorpresa, quello che l’artista ha predetto per tutti: 15 minuti di celebrità. Un grande pannello dipinto raccoglie le firme di quelli che vogliono lasciarla. C’è anche la mia… mi sento già famosa! ;-))
Si spegne nel 1987, a soli cinquantotto anni.
Oggi è il secondo artista più venduto e più quotato al mondo, dopo Picasso.
La mostra resterà aperta fino al primo maggio 2018, abbinata a quella sul prosecco, nei locali attigui, per chi è interessato.