Giovanni Boldini alla Venaria

Molto si è scritto su Boldini, nato a Ferrara nel 1842.
Nella mostra viene ricostruito il percorso artistico del pittore, dal primo periodo del soggiorno a Firenze che lo vede accomunato ai macchiaioli.


Seguono poi i primi anni a Parigi dove si appoggia ad una maison d’arte il cui titolare, Adolphe Groupil, lo fa conoscere negli ambienti più facoltosi; ha così la fortuna di essere ricercato ed apprezzato fin da giovane.
Comincia a ritrarre col suo stile vivace e geniale, capace di dare vita alla vita, le donne, i suoi soggetti preferiti. Oltre all’olio, usa i pastelli, con tratti veloci e colori luminosi che ricordano Dégas.


Ormai famoso a livello internazionale, dipinge personaggi importanti della Belle Époque. Le donne raffigurate sono belle, eleganti, pudiche eppure affascinanti; hanno la bocca a cuore, occhi profondi e sguardi ammalianti. Le troviamo nei salotti, in giardino, nelle sale da ballo, in un clima di divertimento e spensieratezza. La bellezza le accomuna, ma ciascuna ha qualcosa di unico e particolare che le contraddistingue. Sono donne libere, consapevoli del loro fascino, ricche e socialmente realizzate.
Sono allo stesso tempo reali e carnali, ideali e trasfigurate. Sono le “Divine”, come le definisce lui stesso.
Sono esposti anche alcuni dipinti di suoi contemporanei, tra cui De Nittis, Signorini e Zandomeneghi; sono presenti arredi e oggetti in stile liberty.

Ecco alcune tra le opere che più mi hanno colpita:

Una delle prime esposte, “L’amico fedele” , ritrae una ragazza seduta su una panchina mentre trattiene sulle ginocchia il suo cane. È una tela molto piccola, eppure quanti dettagli contiene! Dal pizzo vaporoso del vestito, alle rose posate sulla panchina, al pelo ricciuto del cane, alle foglie sullo sfondo. C’è luce, movimento, spontaneità.

“Ragazza con l’orecchino di perla” del 1892/98: un incarnato perfetto, i capelli raccolti morbidi e setosi, il colore acceso del vestito che lascia intravedere una rosa posta nella scollatura velata da un tulle leggero, un filo d’oro al collo; di profilo, pare essersi appena voltata, attirata da qualcosa.

“La contessa de Rasty”, sua amante per anni, immortalata tra le lenzuola in una posa rilassata e sensuale; un pastello delicato e coinvolgente.

Ritratto di “Donna bruna”, a  pastelli e carboncino; un viso dettagliato, con lo sguardo intenso, avvolto dalle ombre del cappello e del colletto, poche linee a delineare la figura. (1890)

Ed ecco il ritratto fresco, spontaneo, di Céline Montaland, sicura di sé, mentre con noncuranza sfiora la generosa scollatura. (1881)

Sono pochi i dipinti di Boldini che raffigurano donne del popolo; sono comunque eleganti queste filatrici intente al lavoro, lo sguardo concentrato; anche qui, la stessa cura, la stessa grazia, il movimento, la vita, anche se più sofferta.

Nel “Ritratto di danzatrice” del 1905, giocato sui toni del bianco, del rosso, del grigio, del nero, i tratti sono più veloci, meno dettagliati, ma si è coinvolti nella danza vibrante, sembra di sentire la musica.

Sono presenti più di cento opere, non potevano mancare le più famose, come il ritratto di Donna Franca Florio, di signora in bianco con guanti e ventaglio, di Emiliana Concha de Ossa e tante altre.

Morirà nel 1931, all’età di 89 anni; dopo la morte fu dimenticato per decenni, fino alla riscoperta negli anni sessanta.

2 commenti

  1. Sono capitata sul suo sito per caso, oltre a farle i complimenti per i contenuti, voglio condividere con i suoi amici quanto riportato da lei su Boldini. Sono Marta da Prato, io e la mia famiglia trascorremmo alcuni giorni a Torino per il ponte dell’Immacolata. Una signora piemontese assidua frequentatrice di Torino che incontrammo in un ristorante ci diede alcune “dritte” su cosa visitare e dove andare in pochi giorni. Non mancò di raccomandarci la Reggia di Venaria . Avendo poco tempo ci sembrò superfluo vedere anche una mostra temporanea, invece fu interessantissimo.
    Non conoscevamo Boldini e per noi fu una vera scoperta, grazie al suo commento mi ha fatto rivivere le emozioni di quel giorno.
    Torino è bellissima, una vera sorpresa. Posti, locali e soprattutto antichi caffè storici di un’epoca regale che non si conoscevano.
    Grazie a lei ed alla signora che ci diede i suggerimenti.
    Marta

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