Sta per concludersi al Forte di Bard la rassegna “Mountain men” che ospita oltre settanta preziosi scatti di Steve McCurry. Le immagini hanno come comune denominatore la vita in montagna e sono state scattate dal fotoreporter statunitense noto per il famoso ritratto “Ragazza afgana” nel corso dei suoi innumerevoli viaggi dall’Afganistan all’India, dal Brasile all’Etiopia, dalle Filippine al Marocco.
Nei volti scavati dei contadini e dei pastori si legge la fatica per l’adattamento e la sopravvivenza nel duro ambiente montano. Ma non è solo la fatica la protagonista; è anche lo stupore per la bellezza del paesaggio, per la soddisfazione del raccolto; è il momento dello sforzo, ma è anche la dolcezza di una pausa tra amici. All’occhio attento del fotografo non sfugge un cenno anche ai mezzi di trasporto, alle vie di comunicazione, ai metodi di coltivazione e di allevamento, che documenta con sguardo partecipe.
La mostra propone anche una decina di immagini scattate tra il 2015 e il 2016 in Valle d’Aosta. Più serene queste, più dedite le persone agli sport in montagna che alla dura fatica per sopravvivere. Ben diverso lo sguardo di un bimbo valdostano, curioso e soddisfatto, da quello che nasconde un’ombra di paura e di apprensione di un bimbo nato in oriente.
Rimane negli occhi il vasto e affascinante repertorio di immagini, in cui la presenza umana è protagonista. “Questa umanità ci viene incontro con i suoi sguardi in una sorta di girotondo dove si mescolano età, culture, etnie, che McCurry ha saputo cogliere con straordinaria intensità”.