E’ una delle tre abbazie cistercensi del sud della Francia, insieme a Silvacane e a Sénanque. Costruita tra il 1160 e il 1230 da un gruppo di monaci, ha in sè tutte le caratteristiche di forza, semplicità, linearità proprie dell’ordine.
Nelle solide arcate del chiostro, cuore del monastero, si sente tutta la forza di questo stile. Lo spessore dei muri, le arcate binate a tutto sesto con l’oculo semplice, i capitelli privi di ornamenti… tutto conferisce austerità all’insieme.
Nella sala capitolare, in cui tutte le mattine i monaci si riunivano per leggere un capitolo della regola di San Benedetto e per discutere le questioni della vita quotidiana, l’architettura è più elaborata, più leggera; i capitelli sono decorati, le colonne più sottili.
La chiesa non ha il portale d’ingresso, solo due semplici entrate che danno sulle navate laterali; del resto, non era aperta al pubblico, ma solo ai monaci. All’interno, l’assenza di decorazioni sottolinea la purezza delle forme.
In tutta questa semplicità, un’acustica straordinaria permetteva l’amplificarsi dei canti che accompagnavano gli uffici.
Ci sono altri edifici nel complesso monastico, in parte restaurate: la biblioteca, il lavabo, la dispensa, il parlatorio… Quest’ultimo era l’unico luogo in cui i monaci potevano parlare. Si dividevano i compiti prima di recarsi al lavoro nei campi. Già, si viveva in silenzio per la maggior parte del tempo!
Le abbazie in quel tempo erano totalmente autosufficienti. I monaci e i conversi coltivavano i campi, producevano olio e vino, allevavano animali, preparavano unguenti e medicinali, costruivano e restauravano gli edifici. L’abbazia era un’isola di pace e di protezione in un periodo difficile. Questa, seminascosta nella foresta del Thoronet, era protetta da un’ansa del fiume e dotata di sorgente.
Ma che cosa ha ispirato quest’ordine?
All’inizio del XII secolo, un monaco, Robert De Molesne, in contrapposizione al lusso e alla potenza dell’ordine cluniacense, decise di tornare alla rigida regola di San Benedetto, redatta verso il 534. Essa raccomanda l’umiltà, l’obbedienza, la povertà, l’alternanza tra la preghiera e il lavoro manuale. Nel 1098 egli fonda il monastero ci Citeaux, presso Digione; da quel luogo prenderà il nome il nuovo ordine monastico. Bernardo di Chiaravalle, tra il 1115 e il 1153, ripristina con vigore la Regola di San Benedetto ed indica la via del rigore e della povertà. Lavoro e preghiera motiveranno i cistercensi.